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'L'Italia si ferma' è il nome dato alla rivolta dei tir che proveranno a paralizzare il Paese. Il fermo è proclamato fino a venerdì dal movimento spontaneo che riunisce diverse organizzazioni, tra le quali il Movimento Forconi, il Movimento autonomo autotrasportatori, il Co.Spa. Autotrasportatori, agricoltori, ambulanti, tassisti che potrebbero decidere il blocco delle attività.
I punti «critici», secondo il Viminale, potrebbero essere Torino, il Triveneto, Latina e la Sicilia. Stasera dovrebbero partire i blocchi degli snodi di traffico stradale e ferroviario più importanti. Preoccupano i proclami di guerra degli organizzatori. Danilo Calvani di Latina, coordinatore nazionale di tutte le sigle che partecipano alla protesta, ha postato sulla sua pagina di Facebook questo messaggio:"Consigliamo a tutti i cittadini italiani di fare provviste in vista dello 'sblocco' che inizierà il 9 dicembre".
"Ribellarsi è un dovere", dicono nei volantini e sul web, da dove annunciano una protesta a oltranza con lo slogan "Quando un governo non fa ciò che dice il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre"."Siamo disponibili a farci arrestare", dichiara Mariano Ferro, leader del movimento dei Forconi, a seguito della comunicazione da parte delle Prefetture di Catania, Ragusa, Siracusa e Messina che "dice che ci è vietato tutto".
Alla manifestazione partecipano anche lavoratori precari e giovani disoccupati, anche se ci sono state numerose defezioni di alcune sigle a seguito dell’adesione di formazioni di estrema destra.
Saranno impiegati anche gli idranti, per liberare le strade, gli svincoli autostradali, le provinciali. E' quanto scrive il Viminale nell’ultima informativa spedita ai prefetti e questori, invitati a valutare la "possibilità dell’eventuale dispo
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